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DIRIGENTE MEDICO UOC Urologia
Nuovo Ospedale S.Giuseppe - Empoli
Dottorato di Ricerca in Scienze Chirurgiche, Anestesiologiche e dell'Emergenza - Università di Pisa

Resezione transuretrale della vescica

Definizione:
La vescica può essere raggiunta endoscopicamente attraverso l’uretra e con l’uso di strumenti, detti resettori, si può asportare il tessuto vescicale.

Indicazioni:
Viene eseguita per asportare aree vescicali sospette o neoformazioni vescicali, senza incidere l’addome. Per neoplasie vescicali infiltranti la parete della vescica la procedura ha significato solo bioptico e non terapeutico.

Descrizione della tecnica:
L’intervento richiede l’anestesia periferica o generale. Il paziente è in posizione supina ed ha le gambe rialzate sostenute da gambali. Il resettore viene introdotto attraverso l’uretra e raggiunge la cavità vescicale che viene distesa con soluzione irrigante. Le lesioni vescicali vengono rimosse con l’uso di anse da resezione che portano la corrente di un elettrobisturi; tali anse scorrendo dentro la lesione la asportano a fettine dalla sommità fino alla base. Completata l’asportazione delle lesioni vescicali, si procede alla coagulazione delle aree di resezione per l’emostasi cioè per controllare eventuali vasi sanguinanti. L’intervento si conclude con il posizionamento di un catetere vescicale con un lavaggio continuo della vescica.

Preparazione all’intervento:
E’ sufficiente una profilassi con antibiotici e antitrombotica nei casi a rischio.

Durata dell’intervento:
Varia da 10 minuti a 60 minuti in rapporto al numero ed alle dimensioni delle lesioni da asportare.

Tipo e durata del ricovero:
E’ previsto il ricovero ordinario o in regime di day-surgery. Il catetere rimane in sede per 1-4 giorni ed il paziente viene dimesso in genere dopo la rimozione del catetere.

Complicanze intra-operatorie:

  • Perforazione vescicale: può essere o extraperitoneale, ed essere risolta  semplicemente mantenendo il catetere più a lungo o intraperitoneale (< 1%); in quest’ultimo caso se la perforazione è ampia può richiedere una riparazione “a cielo aperto” (cioè con incisione chirurgica).
  • Emorragia: necessità nel 2-13% dei casi di emotrasfusioni.
  • Lesione dell’uretere: possibile quando la lesione riveste il suo sbocco in vescica (meato).
  • Lesione dell’uretra: quasi sempre risolvibile con il solo cateterismo.

Complicanze post-operatorie:

  • Ritenzione urinaria: solitamente temporanea, specie se sono coesistenti cause ostruttive (ipertrofia prostatica benigna).
  • Ematuria (presenza di sangue nelle urine) con ritenzione di coaguli: può richiedere dei lavaggi energici della vescica per rimuovere i coaguli.
  • Idronefrosi o reflusso vescico-ureterale: da lesione dell’uretere. Altre complicanze possono essere la stenosi dell’uretra.

Attenzioni da porre alla dimissione:
E’ preferibile evitare sforzi e viaggi in macchina, moto, bicicletta per una settimana. La comparsa di minzione frequente e bruciore minzionale è transitoria.

Come comportarsi in caso di complicanze insorte dopo la minzione:
Talvolta si verifica una emorragia quando l’escara (= “la crosta”) della ferita vescicale cade. Se copiosa e persistente può richiedere un nuovo cateterismo in ambiente urologico. In caso di febbre il paziente può inizialmente consultare il proprio medico.

Controlli post-operatori:
In caso di asportazione di neoplasia vescicale superficiale (Ta, T1-G1-G2) il rischio di recidiva si aggira tra il 40 e l’80%. Per questo è necessario che il paziente segua un protocollo di chemioterapia endovescicale, consistente nell’instillazione di un farmaco all’interno della vescica attraverso un catetere. Se vi sono disturbi disurici importanti è consigliabile eseguire l’esame urine e l’urinocoltura. Generalmente a distanza di 3 mesi dall’intervento viene eseguita una cistoscopia di controllo. I successivi controlli cistoscopici, in assenza di recidiva, vanno effettuati ogni 3 mesi per 2 anni, ogni sei mesi dal 2° al 4° anno, e successivamente ogni anno. In coincidenza di tali controlli è opportuno effettuare una citologia urinaria. Può essere opportuna una urografia in casi selezionati. In caso di neoplasia vescicale infiltrante lo strato muscolare (T > 1) è necessario completare l’iter terapeutico procedendo alla cistectomia od in alternativa quando questa è controindicata alla radioterapia.

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